giovedì 30 settembre 2010

"Vite giuste ed insigni, papaveri" di Andrea Zanzotto





Vite giuste ed insigni, papaveri
Vite singolarmente/single/decise
lungo tutte le strade
innumeri saluti, quasi lievemente
militari,
ma più finemente
illimitatamente
distratti
e pur come
di me in attesa
di nostri occhi tanto
in attesa che il vostro rosso attendere
non -identificammo-
ci identificammo a vicenda





Soldatini miei
dimenticati qua e là da chissà
quali e quanti universi!
Che ora mi fate present'arm
O immagini delle mie innumerevoli fedeltà

Andrea Zanzotto, da Conglomerati, 2009 Mondadori Lo specchio Poesia -pag. 122-



mercoledì 29 settembre 2010

I papaveri di Andrea Zanzotto con due disegni papaverini





"papaveri"

fiammelle qua e là per prati
friggono luci disperse ognuna in sé
quelle Siamo Noi, racimoli del fuoco
che pur disseminando resta pari a se stesso
è zero che dona, da zero, il suo vero.

Andrea Zanzotto, da Conglomerati, Mondadori, 2009 - Lo specchio Poesia - pag.121






(miei disegni col mouse del 4 maggio 2010)


L'Helianthus tuberosus o il topinambur. Ode al giallo. " ogni lustro del giallo si fa intimo / all'autunnale catarsi" Amo Andrea Zanzotto






















dal poeta di Pieve di Soligo che ama gli haiku ed i papaveri e tutti i fiori di campo e tra essi con predilezione i topinambur,

giallissime margheritone vitali infestanti amanti d'umido,

accese citazioni-eccitazioni d'autunno,

culto solare di tarda estate,

ecco come la sensibilità di Andrea Zanzotto, e la sua emotiva attenzione ai segni d'unione dell'universale nel particolare, celebra le spontanee gialle effusioni d'una MadreNaturaAutunno in prodigio!


"topinambùr tuffi del giallo
atti festivi improvvisi del giallo
gialli brividi baci
bacilli braci"

(Andrea Zanzotto, Meteo, Donzelli, 1996)

ma anche

"Topinambur"

Topinambur abbandonati
qua e là, cari pargoli,
abbandonati in incontri
precari
o in infinite assemblee
ma sempre un po’ distratti dall’infinito.


O filiazione
forse infida, dicono,
della luce più irta,
provocatori di paroline e bisbigli.
Provocare ad appelli ed a fini
rimproveri eh eh
fin dentro i giardini


Ma chiamate a soste o
ad aggiri, a manciate di
dispersioni, ad immortali
(senza per niente essere trionfali)
addii


O semine semplicissime
o complessive induzioni e scie
poi divergenti
di sottomusici elementi –
Affondi birbi birichini del
giallo
di minimi
temi tempi


Da entro i mille circoli
dei topinambur assidui nunzi
di lunatici autunni
si sfilano le luci
dai più nascosti vincoli


Digressivi discorsi
Fratti divieti ad ogni
Bella pretesa del giallo-
Suggerimenti d’altri autunni
vellichii d’autunni
già persi, ritornanti in gialli sorsi



Freschissimi risvegli del verde-blu
dopo che le piogge novelle l’addormirono
e che ora si disagia e scompiglia
a un raggio, più che di sole, di topinambur


Teneri plagi compiuti
dal verde e dall’azzurro dei prati
sui topinambur qui sbandati
da chissà dove, chissà se prima o mai più.

Andrea Zanzotto -1993- da “Meteo” ed. Mondadori 1996

e ancora

" Altri topinambur"

entro i manipoli qua e là sparsi
dei topinambur lungo gli argini
ogni lustro del giallo si fa intimo
all'autunnale catarsi


ori di affabili corollari
topinambur se è il caso di nominare
una scintillazione che pare casalinga
ed invece è stellare


Tamburini topinambur
euforia di mille
divergenti intuizioni
gemellaggi infiniti


Azzurro arriso degli incorregibili
topinambur mai stanchi di frinire
di titillare, di adire
ai paradisi
più facilmente leggibili

Favoleggiare di esigue
anarchie, conversioni di lingue
mai udite del giallo
in gelb jaune amarillo.

Andrea Zanzotto


che meraviglia quando la parola rende l'idea, è pura meraviglia!

l'emozione va in espansione,
la fantasia al galoppo,
il sentire, più affilato, si perfeziona
interviene una vitalità di psiche
e la vita par di coglierla come si merita,

amo la geniale parola di poesia di Andrea Zanzotto!



martedì 28 settembre 2010

Gelatina di more di rovo











930 gr di more di rove, già passate al setaccio (al passapomodoro sì) quindi senza semini, dopo una preliminare breve cottura di 10 minuti;

300 gr di zucchero bianco, aggiunto alla purea di more già passate e rimessa sul fuoco;

un cucchiaio e mezzo di succo di limone;

cottura di almeno altri 45 minuti (o più dipende) (senza la parte legnosa dei semini è molto liquido e deve ridursi)


lunedì 27 settembre 2010

Confettura di fichi bianchi e mele









i fichi bianchi, le mele forse stark o forse di un'altra varietà che ignoro (il look esterno pare stayman ma non il sapore)provengono dalla campagna di Reggello, da quel di Sant'Agata

non metto la ricetta ché stavolta non ne ho voglia,

pardon!

del resto di buoni consigli marmellatari è pieno il mondo! (il mondo web almeno)


venerdì 24 settembre 2010

Puglie. Locorotondo. Paese del sud/Notte di mezz'agosto/ Festa di San Rocco. Tripudio di fuochi di Locorotondo!









































la notte, cornice particolare per incontrare un luogo,

la notte, selettiva,

ritaglia nella visione quello che vuole,

racchiude e circoscrive,

la notte adibisce magie,

la notte calda e fresca dell'estate sguazza nella magia,

quando il cuore è più aperto la cedevolezza è norma,

entriamo a Locorotondo a notte inoltrata, i fuochi spareranno dopo la mezzanotte,

i rituali notturni estivi di mezz'agosto sono in corso,

i bar, i gelati, gli assembramenti, le risa,

elettricità dei giochi liberi all'aperto,

le occhiate sono boomerang,

come flipper le luci delle luminarie,

la notte calda dell'estate è una capsula oscura di cedimento al vitale,

cedere a cosa? a quello che ti va! la prima che hai detto!( o che hai pensato)

fiutare la disinvoltura e cedere ad essa,

accodarsi al flash di felicità d'una evocazione e cedere ad essa,

seguire il pifferaio della tua capa e cedere volente,

farti cucinare a fuoco lento in questa pentola di pietra chiara rosa e ambra,

e poi, diretti ai fuochi, alla postazione che è una terrazza naturale, appollaiarsi a terra, cercandosi una pietra, ce ne sono a iosa, per una seduta più asciutta meno sbracata, infilàti dentro il buio, in mezzo a sconosciuti che non vuoi conoscere, tra i cespugli di lentisco che diffondono il profumo,

e giù nel precipizio nella piana sottostante, freme la vocazione artificiera, si tira a tardi per aumentare la suspence,

infine gli scoppi, dapprima isolatamente, l'inizio è sporadico forse da contratto o meglio è la regia! l'attesa sarà la miccia biochimica che ti farà vibrare,

e i fuochi iniziano a fuocheggiare come dio comanda, sempre più scoppiettanti e sono tanti, in successione, tanti e tanti inesorabili per lungo tempo (quest'anno, due le tranches di fuochi, dal momento che una è stata potata per ragioni economiche),

quanto tempo durano? almeno 40 minuti ogni tempo dello spettacolo esplosivo e sono due le agenzie pirotecniche in lizza, perciò in tutto un'ora e venti di casamicciola, non è poco!

siamo tutti avvinti a 'sto capriccio da re e non si vuole che finisca!

ed il ritmo della sparatoria si fa incalzante e ti rimbalza tutto ma non ci siamo ancora, la fibrillazione è controllata, è ancora roba da educande,

ma sempre più forti e più ravvicinati si fanno i fuochi, la miriade di colori sparati al cielo e risputati a pioggia,

e le traiettorie, e le spirali, e gli spermatozoi brillanti, e le girandole, e le raggiere di palme, i cappelli di fogliame acceso, gli spiumotti di piume rosse verdi e blu, e le gocciole d'oro sciolto, e gli ufo a buon mercato, e le insegne alla Hopper di notti americane, e i ghirigori da occhiolino intermittente da Motel dell'infernale Quinlan, e il rigurgito di scintille molecolari,

tutto addosso all'umanità osservante, un becchime colorato scintillante a sommergere i nostri ebeti sguardi ottusi, mentre sono rimpicciolite le nostre dimensioni,

a farci gioire come bimbi senza testa, e colpi strombazzati, colpi di cannone a sconquassarci il petto, e odor di pirite e zolfo, un bombardamento senza effetti indesiderati di paura, ma un'emozione panica, orgastica, un terremoto al cuore quasi sfidato e voluto, sì più forte ancora, ahi esplodo ahi mi squasso ahi mi disintegro ahi è finito!

che fuochi i fuochi di Locorotondo! la Versailles di Puglia, non te la scordi, dritto dritto all'archivio di memoria, ti travolge l'emozione che hai provato, ti ha lasciato scossa e inebetita, arresa, ti sei sentita piccola e felice, mezza bambina e mezza adulta, passivamente attiva, sei andata fuori di te e sei rientrata,

riprendi l'automatismo dei tuoi passi ma i commenti che le tue orecchie ascoltano nella folla che si disperde, ti dicono che gli altri, il mondo sconosciuto che ti attornia, ha provato la stessa cosa, s'è fatto attraversare da un vortice panico e ne ha avuto piacere,

come figli delle stelle, nella notte stellata sopra di noi, un piccolo scherzetto fatto in casa, condito di polvere di stelle, delle stesse sostanze di cui son fatti gli astri e tutti quanti noi, impasti di oligoelementi dello stesso pastone che ci sovrasta!


































ecco agìto il nostro piccolo tassello nel teatrino cosmico dell'inquinamento luminoso, fatto con performances alla nostra portata, un petit bricolage di spille spilloni e cuscinetti portaspilli, di guglie e punte acuminate, di pistilli e petali, di papiri e ventagli, di tagliatelle filanti, di coccarde e corone, di scie e sciami, di frecce e spade, di bottoni iridescenti, di ostensori e calici, di soffioni piumaggi piumini lucciole lanterne e cotillons!


 
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